Normal Topic Giorgio Gaslini e il Contrabbasso (Read 5574 times)
Fernando Grillo
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Giorgio Gaslini e il Contrabbasso
20.03.2009 at 22:44:47
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       OPERAZIONE CONTRABBASSO
PROVATE a prender in mano un contrabbasso. È  alto circa due metri e pesa dai quindici ai venti chili. Vien giù a forma di grossa pera con ingombrantissimo picciolo. Indi scendete in strada e iniziate a camminare possibilmente al centro delle due corsie. Potete aspettarvi di trovarvi, se siete fortunati, al seguito di un corteo nuziale o di qualche marcia per la pace. Forse dietro di voli, novello incantatore, a poco a poco vedrete affiancarsi una tromba, un clarinetto, un distinto trombone e un assurdo quanto serio tamburino. Ebbene, l’unico musico fuori posto, rigorosamente antistorico, siete voi.
Mai nella storia della abnorme pera sonora che state così follemente portando in giro per la strada (sempre che non siate rimasti incastrati tra un autobus e una carrozza a cavalli) si è verificata questa deambulazione. State insomma compiendo un clamoroso falso storico. Stop. Stavamo dicendo che il contrabasso da portarsi in giro non era fatto così, a forma di superpera. Le orchestre di jazz e di blues che lavoravano camminando dietro a vari accidenti vitali o celebrativi avevano il loro appoggio profondo nella rotonda, pungente, patetica voce del basso tuba. Il serpentone allegro che avvolgeva il collo del tapino soffiante, magari con il nome già in grande nella storia degli albori del jazz. E questo serpentone sonoro si poteva suonare camminando. Va da sè che quando fecero Il loro ingresso nel jazz gli strumenti sedentari tipo pianoforte o batteria “a ventaglio”, anche il basso tuba stanco dalle mille camminate si appoggiò al “basso-contro”, altrimenti detto scherzosamente “pera verticale” o, più recentemente, contrabbasso.
Dignità di solista 
Va da sè che nei primi anni del contrabasso il suo vagito somigliasse molto a quel suono tubeggiante dell’altro basso, quello da strada ora in meritata pensione, almeno per quanto riguarda la deambulazione. Il jazz di sempre senza il contrabasso non avrebbe preso le forme compiute dell’arte musicale. Nel contrappunto armonico, nel “cimento dell’armonia”, nel dare voce a tutto il tessuto musicale dell’opera e nello stesso nel reinventare in una cultura moderna quella splendida nativa unità tra ritmo-melodia-armonia suono, tipica dell’arte musicale africana, il contrabasso ha segnato una sua lunga storia che prende le mosse dalla simpatia fonica per papà basso-tuba e arriva all’integrazione perfetta di oggi tra esplorazione virtuosistica aggressiva e geniale delle dita sulle corde tese, sfiorate, percosse e tra la sua continua funzione di sostegno di tutta la composizione.
Il soffio vitale del free jazz ha scatenato questo surreale modello di suono verso la completa affermazione e dignità di solista. Alla pari con tutti gli altri strumenti del jazz. E dall’altro della balconata accademica o neo-accademica, i seri magnifici Petracchi e Grillo, tesi nevroticamente a spezzare l’atomo del suono a velocità superiore del suono stesso sino a identificarsi con lo strumento fisicamente stanno in nobile mostra come le storiche stelle “a guardare”.
Ma pesco al volo, nel poco spazio che i nostri concerti ci lasciano, il “nostore”. Che sarebbe a dire la colonna dei contrabbassisti italiani: sembra in letargo, ma è sveglio come un grillo, dietro quegli occhiali da gattone intelligente. L’italiano Bruno Tommaso. E non mi par vero di farlo parlare. È subito chiaro che, senza dircelo, pensiamo a Jimmy Blanton, lo uomo degli anni trenta, che nell’area musicale di Ellington, portò fuori dal costume cavernicolo del tu-tu-tu di papà basso-tu-tu-tuba il novello contrabbasso. Nota dopo nota, suono legato al suono successivo, e non più staccato, stile telefono occupato. E poi questi suoni legati con lui presero la forma di frase musicale idea, di matrice creativa. Procedimento che da allora dura ancor oggi, smisuratamente evoluto. Ma che occhieggiamo con tenerezza al boppers; i terribili “gatti” di Kerouac degli anni '45 '55, dal linguaggio cifrato, espressionista, ironico, irripetibile. Nell’area del suono di Parker, il contrabasso che lascia il segno di una forte presenza espressiva dagli intervalli di suono più lontani che vicini, più sofferti che offerti, è quello incredibile di Oscar Pettiford, negro pellerossa. Subito affiancato dal potente ed elegante Ray Brown.
Il leader Mingus
Ma il gigante sta per apparire. E si mostra in una forma completa di uomo-musica: il contrabbassista Charlie Mingus. Nasce il primo e forse l’unico leader che trascina la sua musica e i suoi musicisti stando appeso con il peso della idee forti e la lievità delle mani poderose alle corde del suo strumento. Autore, interprete, uomo. Con tutte le sue affermazioni e interne contraddizioni. Forza pura creativa in un mondo che tende a essere computerizzato. Poi parlando con il nostro scatenato “cat”, decidiamo di sorvolare i “freddi” del 50/60, lasciandoli alla memoria discografica, per chi lo volesse. E puntiamo decisamente su quattro protagonisti del basso a quattro corde. Sembrano infatti essenziali quanto le stesse per la più recente fase del jazz, quella dal 60 a oggi. I quattro punti cardinali del contrabasso moderno del jazz, cioè lo scomparso prematuramente Scott La Faro, oriundo italiano in America, David Izenzon, Charlie Haden, Stanley Clarke.
  
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Fernando Grillo
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Re: Giorgio Gaslini e il Contrabbasso
Reply #1 - 20.03.2009 at 22:47:04
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“Scott La Faro (dice Bruno Tommaso) ha portato all’inizio degli anni 60 l’espressione strumentale verso una completa esplorazione dei suoni alti, mai abitualmente ma solo occasionalmente sino allora usati. Nel lavoro con Bill Evans la sua perizia contrappuntistica ci ha dato veri capolavori di jazz nuovo e di suono nuovo. David Izenzon, alternando o sovrapponendo il lavoro delle dita a quello con l’arco, ha portato nell’area di jazz libero di Ornette Coleman, la propria derivazione dalla musica contemporanea. Charlie Haden ha riaperto con rinnovata attenzione il capitolo della qualità del suono. All’opposto di Scott La Faro, Charlie esplora la cavernosità dei suoni bassi. La sua presenza offre nuove piattaforme di lancio per le idee dei solisti che lui sostiene. Ultimo Stanley Clarke, tipico prodotto degli anni 70. È l'unico dei quattro che usa sia il contrabasso che quello elettrico. Proprio perché la sua area si articola a cavallo tra jazz e rock. Sul contrabasso è un derivato da La Faro e sull’elettrico ha realizzato bene, con la perizia del jazzman, ciò che altri bassisti di rock hanno soltanto tentato”.
Guardo di soppiatto il nostro “cat” nazionale e mi appare esausto. La sua espressione sembra affettuosamente accusarmi tipo: “sei riuscito in un’ora a farmi dire più parole di quante non ne abbia pronunciate in tutto il 1974”. Così allento la morsa e ritrovo il mosaico del super-quattro corde, il nobilissimo e stimato contrabbasso, Oggi, da qualche superficialone, ribattezzato basso acustico per i miopi che non l’avrebbero inizialmente distinto da quello elettrico, a tracolla. Stretto tra papà tuba e nipotino elettrico il gigante è sempre l’acusticissimo lui. Giorgio Gaslini. 27 APRILE 1975. PAESE SERA

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Fernando Grillo
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Re: Giorgio Gaslini e il Contrabbasso
Reply #2 - 20.03.2009 at 22:49:17
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Incontro di stili nel tutto-Gaslini
Da ieri sera al Filodrammatici Giorgio Gaslini fa il punto su se stesso. Quello della «musica totale», alla cui insegna si svolge il composito programma. È un vecchio pallino del pianista, compositore e direttore milanese: cominciò a parlarne tanti anni fa quando i tempi non erano ancora maturi e certi incontri di stili e di generi disparati sembravano cose dell’altro mondo… Di maggior persuasione appare il secondo set del programma che comprende due pezzi cameristici, « Chorus » per flauto solo, scritto nel '65 per Severino Gazzelloni, e eseguito da un suo allievo, l’eccellente Vincenzo Caroli, e « Only for bass », una pagina recente affidata e dedicata al contrabbassista Fernando Grillo, uno dei migliori della nuova generazione. Pino Candini. La Notte

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Giorgio Gaslini - Only for bass (1972)  
Only for bass, opera recente (1972) di Giorgio Gaslini, propone una compenetrazione estremamente interessante fra l’elemento gestuale, che diviene funzionale alla dinamica e all’evento ritmico, e tutto il materiale sonoro che è intavolato sulla tastiera dello strumento, in modo decisamente originale, attraverso un mio personale contributo fornito sia per le tecniche di produzione sonora, per l’”attacco”  del suono dell’arco e del “pizzicato”  (mano destra e sinistra), che per i “colpi d’arco”, il timbro del suono (adeguato alla dinamica indicata dall’autore) e per l’altezza del suono (quella non temperata), riuscendo, così, a produrre una ”concentrazione psico-fisica”, che corrisponde ad una nuova consapevolezza dell’eseguire.
Allo sfrenato  iniziale, brevissimo, intensamente violento – di una violenza pura – in cui si oppongono i segni dinamici pppp  (pianissimo) e fff (fortissimo), fa seguito il corale, dove il contrapporsi di due voci scandite con attacchi del suono di eccezionale drammaticità lascia spazio a momenti di autentico lirismo; nell’astrale la rarefazione del suono giunge al suo limite, anche dell’udibile, mentre improvvise condensazioni di altezze del suono precipitano nella materia sonora. L’ultimo tempo, autodistruzione, come l’Autore scrive, esige “un crescendo continuo e inesorabile di tempo ed espressione”; una particella ritmica si situa diversamente in questo tempo: dapprima dilatata in modo concitato e poi quasi a contrarsi in un “rumore”. Fernando Grillo. Dal Programma di Sala della “Associazione Amici della Musica di Perugia – Ente Morale”. Concerto di Fernando Grillo – Contrabbasso e Bruno Canino – Pianoforte, alla “Sala Maggiore della Galleria Nazionale dell’Umbria”, il 26 giugno 1973. 

Ascolto in MP3:
DivShare File - Giorgio Gaslini - Only for bass _1972_.mp3
Giorgio Gaslini - Only for bass (1972). 
Fernando Grillo - Contrabbasso 

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GIORGIO GASLINI – Only for bass (1972)
Giorgio Gaslini nato nel 1929 si è diplomato al Conservatorio di Milano, in composizione, pianoforte, canto corale, strumenti per banda, e polifonia vocale. Allievo per la direzione d’orchestra di Antonino Votto e Carlo Maria Giulini, si è perfezionato, all’Accademia Chigiana di Siena, con Paul van Kempen. Direttore d’orchestra ha svolto la sua attività per i più importanti Enti concertistici nazionali e internazionali. Direttore e organizzatore di un complesso jazz, insegna questo genere musicale a Milano. 
Sulla composizione oggi in programma “Only for bass” Gaslini scrive: “Essa fa parte del ciclo “Only for” che in questi anni sto facendo, ciclo costituito da una serie di composizioni solistiche. La prima fu “Chorus” per flauto solo (1965) dedicata a Severino Gazzelloní, alla quale seguì nel 1967 “Segnali” per oboe solo dedicata a Lothar Faber. “Only for bass” è per Fernando Grillo che in questo suo concerto ne cura la primissima esecuzione. Consta di quattro movimenti, sfrenato, corale, astrale, autodistruzione, e richiede all’interprete una intensa, totale partecipazione psico-fisica oltre che tecnica”. Alberto Basso

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SUL PRIMO CANALE
Ore 18,40: UNA NUOVA TRASMISSIONE 
Lo jazz in Conservatorio
“Jazz in Conservatorio” è una nuova rubrica televisiva in sei puntate a cura di Lilion Terra con Giorgio Gaslini. Ospiti fissi delle trasmissioni sono gli allievi del corso di jazz del Conservatorio di Santa Cecilia e gli allievi giovanissimi del Conservatorio di Alessandria. La trasmissione, che Gaslini ha definito una specie di lezione pubblica in cui illustrazioni di carattere storico si alternano ad esecuzioni musicali, è dedicata alle percussioni africane e al ragtime, ai blues e agli spirituals, al dixieland, al boogie-woogie e allo swing. al be-bop, al cool californiano, al modern Jazz Quartet, al free jazz, al jazz contemporaneo ed europeo, all’influsso della musica brasiliana moderna.
Vi saranno ospiti d’onore: Marianne Cazzani (flauti dolci), Fernando Grillo (contrabbasso), Severino Gazzelloni (flauti traversi), il violista Dino Asciolla e il violinista Salvatore Accardo, il percussionista Leonida Torrebruno, e i pianisti Bruno Canino e Delia Pizzardi. Redazione. IL MESSAGGERO / VENERDI’ 6 APRILE 1973

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Fernando Grillo
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Re: Giorgio Gaslini e il Contrabbasso
Reply #3 - 20.03.2009 at 22:51:06
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RAI - Radiotelevisione Italiana - TV 1
18,40 - JAZZ AL CONSERVATORIO. A cura di Lilian Terry con Giorgio Gaslini. Partecipano il Quartetto Gaslini, Leonida Torrebruno, gli allievi del Corso Jazz del Conservatorio di S. Cecilia di Roma e gli allievi del Conservatorio A. Vivaldi di Alessandria. Regia di Adriana Borgonovo. Al programma, diviso in sei puntate, prendono parte giovanissimi allievi dei corso di jazz di Santa Cecilia e del Conservatorio di Alessandria. La serie, dedicata alle percussioni africane, al ragtime, al blues, agli spirituals, al dixieland, al boogie [n.d.r.: vedasi “* Commento”]  woogie, allo swing, al free jazz, ecc., avrà, in ogni puntata, illustri ospiti d’onore tra cui: Severino Gazzelloni, Fernando Grillo, Marianne Cazzani, il violista Dino Asciolla, il violinista Salvatore Accardo, i pianisti Bruno Canino e Delia Pizzardi e il percussionista Leonida Torrebruno. Redazione. APRILE 1973. Radiocorriere TV

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* Commento:
Adesso ho capito da dove Boogie ha preso il nome. 

  
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Re: Giorgio Gaslini e il Contrabbasso
Reply #4 - 23.03.2009 at 11:23:50
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CrySigh e stra sigh Cry, .... dopo giorni di ostinata ricerca, ..... ho solo lo splendito mp3, messo a disposizione del M° Grillo!!!
Possibile che la RAI, tiene in archivio le peggio str......  Roll Eyes emm stupidaggini e le cose serie????? .... se le sono mangiate i topi???? ..... forse anche a loro facevano schifo le vecchie copie di canzonissima???
Ciao
Giann

  
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