Caro Giorgio,
io parto da un presupposto.
Osservare il video di Rabbath è assolutamente affascinante. Sotto certi profili è geniale, ma ...
Ma ... alcuni accorgimenti tecnici o musicali si possono apprendere ed applicare alla propria persona con una relativa facilità. Altri modi di concepire lo strumento hanno bisogno di uno studio serio e costante nel tempo, al fine di memorizzare al meglio tutto quello a cui non si è abituati.
Vedere Rabbath che suona in quel modo con una certa facilità, necessita prima di tutto di uno strumento con delle spalle superiori molto strette (meno di cm. 50).
Inoltre, occorre capire bene, specie con l' arco, come ripartire in maniera totalmente nuova tutti i pesi e gli appoggi.
Infine, se hai notato, il suono di Rabbath non è incisivo e molto focalizzato come quello di un Karr o dello stesso Petracchi. La registrazione può dare delle sensazioni diverse da quella che poi è la realtà.
Non è una critica negativa, ma un' osservazione di carattere generale.
Se hai notato anche la mano destra, Rabbath utilizza una sorta di grip in gomma (all' altezza dell' inizio della bacchetta) che gli permette una presa migliore visto che non colloca il pollice all' interno della U (per alcuni cosa molto importante per avere una spinta nella corda di un certo peso e per poter suonare nei pressi del ponticello con grande potenza sonora - sotto questo profilo i "tedeschi" sono più avvantaggiati).
La tecnica del granchio è valida, ma molto rischiosa se non la si studia con la dovuta attenzione. Con la tecnica di Petracchi, che magari utilizza uno spostamento in più, si può eseguire tutto il repertorio ed oltre. Considero, personalmente, questa tecnica una sorta di "arma in più" per affrontare alcuni passaggi, ma solo in casi eccezionali.
Inoltre le corde Corelli ipersottili e dal suono caratteristico (io le ho già montate e le riproverò sul mio nuovo a mò di esperimento), non permettono di avere quel suono pastoso alla Bocini o alla Siragusa o alla Martin. Però, nelle posizioni più gravi diventano indispensabili per poter suonare alla Rabbath.
Cosa voglio dire. Non credo vi sia una tecnica globale di tipo universale. Ma con tutte queste eccezioni prendo con le dovute cautele il genio di Rabbath, perchè è semplicemente geniale.
Ogni Scuola ha qualcosa di buono da offrire come tema di spunto. Ma, tanto per fare un esempio, non utilizzerei mai la tecnica del mio amatissimo Gary Karr semplicemente perchè solo lui, che è un altro genio, riesce a suonare di tutto permettendosi di utilizzare pochissimo il terzo dito od il capotasto nelle posizioni più acute. Quindi, esattamente il contrario di quello che indica Rabbath. Eppure, entrambi hanno raggiunto la medesima ed immensa tecnica di un altissimo virtuosismo, pur partendo da principi opposti.
Termino.
Io considero il Cd-rom di Rabbath qualcosa che tutti i Grandi dovrebbero poter realizzare. Proprio per confrontare i diversi approcci. Ma mi è servito per capire alcune cose, approfondirne altre che conoscevo, ma non certo per cambiare tutto il mio modo di suonare. Anche perchè non credo di esserne capace. Ma se altri (provenienti da Scuole più tradizionali) riescono ad eseguire altrettanto bene una Carmen scritta da Proto per Rabbath, forse vuol dire che alla fine è solo lo studio serio che premia. Altre scappatoie, purtroppo, non ve ne sono ... aihmè

!
Sviluppare ulteriormente la tecnica contrabbassistica per un futuro sempre più denso di soddisfazioni a livello di repertorio contemporaneo (anche su base classico-romantica), questo va bene. Allora dovremmo ricominciare a rivedere le dimensioni del contrabbasso, o quanto meno le sue curve tradizionali (e qualcuno già lo ha fatto), per avere strumenti più agevoli da suonare nel repertorio solistico e per poter utilizzare QUATTRO dita senza dover rischiare tendiniti od infiammazioni di vario genere. Forse questa potrebbe essere la vera rivoluzione, adatta ed adeguata per tutti, senza snaturare la bellezza ed il calore di suono che solo un contrabbasso può dare.
Ciao, Giorgio (saluti da Stefano).
Vito Liuzzi